La teologia del “cuore” in T. Spidlik
Un pensiero teologico che “ respira a due polmoni”
Don Franco Nardin
Le fasi iniziali della ricerca che ha portato all’elaborazione di questa tesi risalgono all’autunno del 2002, quando cominciai a prendere sempre più coscienza, attraverso gli studi di spiritualità orientale, dell’importanza del pensiero del Teologo Tomas Spidlik.
La rilettura dei suoi scritti mise subito in rilievo una caratteristica di fondo, e cioè che tutto il suo pensiero è concentrato sull’importanza del “cuore” come luogo teologico, punto di contatto tra Dio e l’uomo. A questo si aggiunga che nel frattempo ebbi modo di condurre uno studio di licenza sul tema la “purificazione della mente” in S. Massimo il Confessore, che attirò la mia attenzione sui testi di mistica e di spiritualità dei Padri della Chiesa, che in questo caso mi sembravano decisivi per una più ampia comprensione del pensiero di Spidlik. Sulla base di queste considerazioni decisi di orientare la mia ricerca sulla teologia del “cuore” nel teologo gesuita, nel tentativo di far emergere l’importanza del suo pensiero per la Chiesa contemporanea.
Proprio questi tratti peculiari della spiritualità del cuore di Špidlík, hanno suscitato in me, già dal primo incontro con il teologo gesuita al Centro Aletti, il desiderio di approfondire il suo pensiero, in quello che sarà diventato poi, concretizzandosi, l’idea di un progetto per una ricerca dottorale sulla sua teologia. Sono rimasto infatti attratto fin dall’inizio, dal suo stile, nell’esporre le tematiche dell’Oriente cristiano, perchè con grande spontaneità sapeva passare da un autore e da un argomento all’altro, in una semplicità e in modo originale da suscitare sempre interesse per chi lo ascolta.
Inoltre il profondo interesse per la spiritualità orientale e russa mi ha indotto a prendere sempre più profondi e amichevoli contatti con il Centro Aletti di Roma, il quale “lavora su gli scambi” dei doni dei tesori dell’Oriente e dell’Occidente Cristiano, nella prospettiva ecumenica. A seguito di questa importante esperienza nel 2006 ho discusso la tesi dottorale sulla teologia del Card Spidlik, grazie all’incoraggiamento e l’aiuto di Padre Marko Ivan Rupnik, direttore del Centro, e alla grande stima che nutrivo per lo stesso Card Spidlik, anche in veste del mio Padre spirituale.
Il mio intento è stato quello di cercare di realizzare una riflessione teologica-esperienziale, mettendo in rilievo il forte richiamo al luogo del “cuore” come integrità di tutto l’uomo sul fondamento del mistero del Personalismo Trinitario che “crea la persona” dove il cuore è il “luogo” della vera conoscenza e dell’intuizione spirituale.
Questa concezione ha fatto emergere nel pensiero del teologo gesuita, il tratto peculiare dell’essere persona: ovvero la capacità di relazioni favorisce “l’uomo spirituale” al dialogo tra le Chiese e le Religioni, e alla capacità di “cogliere” i significati spirituali all’interno delle diverse manifestazioni culturali, ovvero, la capacità di intuire, in ogni tempo, i “segni” che la Divina Provvidenza ci ha lasciato, a favore del dialogo fecondo tra tutte le culture e le religioni. Si tratta, dunque, di una spiritualità efficace per l’antropologia e per la vita della Chiesa, ovvero un “metodo spirituale” di fare teologia (elaborato da Spidlik durante i suoi lunghi anni di studio sui tesori dell’Oriente Cristiano), che assume responsabilmente la propria visione organica, che passa dalla Bibbia alla liturgia, al dogma, alla vita spirituale, nel tentativo di cogliere il miracolo dello Spirito Santo presente e attivo nella vita della Chiesa. In questo appare tutta la sensibilità di Špidlík per la ricerca nei campi della teologia orientale e occidentale, e un criterio di studio per una severa lettura dei testi patristici e spirituali, per attingere al piano della conoscenza in un rigoroso metodo dell’intuizione spirituale. Procedendo infatti in una lettura trasversale dei svariati testi di epoche diverse, il teologo gesuita elabora la sua riflessione, in una chiave attuale ed efficace, che si traduce in una lettura sapienziale e in un vero pensiero teologico.
Queste precisazioni si rivelano importanti per ambientare e comprendere la proposta del teologo gesuita sulla spiritualità del cuore, che si inserisce nel contesto particolare dell’innovazione del Concilio Vaticano II. Špidlík percepisce fin dall’inizio l’interesse e l’atteggiamento del Concilio all’interno della Chiesa. In questa circostanza si cominciò a parlare della Chiesa come “popolo di Dio”, come l’unione di persone libere e di come ogni persona sia assolutamente irrepetibile. Spinto da questo clima innovativo, Špidlík pone il suo sguardo all’Oriente cristiano cattolico e al mondo russo ortodosso. Egli crede, infatti, che la spiritualità slava possa portare un contributo alla Chiesa. Questa intuizione profetica sarà più tardi l’espressione di Giovanni Paolo II: è necessario “respirare a due polmoni”. Špidlík rileva che il contributo della spiritualità orientale è costituito, in particolare, dal personalismo e dalla “nuova idea” di una “cultura del cuore” nelle vere relazioni tra gli uomini.
Questa analisi ci permette di comprendere la grandezza della sua spiritualità, che, con grande senso della inculturazione, evidenzia un nuovo modo di porsi nella Chiesa in una prospettiva ecumenica, in un pensiero vivente per tutta la Chiesa. Queste caratteristiche evidenziano i tratti particolari della personalità del teologo gesuita che sulle orme della tradizione di Cirillo e Metodio, in una disposizione di particolare simpatia e interesse verso l’Oriente cristiano, Spidlik era l’uomo che sapeva relazionarsi ricercando in tutte le realtà, e traendo da ciascuna di esse quello che c’è di più buono, più bello e spirituale, riproponendo una vita spirituale e una teologia mistica, capace di innalzare l’uomo contemporaneo alla misura di una sana relazione con il Dio “Persona” e con tutti gli uomini. Egli infatti, attraverso il Centro Aletti dove viveva e lavorava, aveva una rete di contatti personali in tutta l’Europa, e che già da un decennio, incoraggiava il “dialogo” tra teologia e arte, tra fede e cultura, tra scienza e vita. Spidlik era un “anziano” che sapeva essere amato e ricercato anche dalle nuove generazioni, in quanto, aveva una visione attuale e giovane della Chiesa, che nei contatti personali, in modo originale, sapeva sdrammatizzare i problemi, con risposte rivolte sempre, nella logica della Divina Provvidenza. Per il teologo gesuita infatti la Chiesa è più di un’ istituzione: è il “continuo miracolo divino” presente con il suo Spirito. Spidlik è stato per questo un teologo molto importante e autorevole, stimato dalla Chiesa Cattolica e Ortodossa, con molti riconoscimenti. Infatti, oltre alle varie onorificenze, nella quaresima del 1995 è stato chiamato a predicare gli esercizi spirituali al Santo Padre Giovanni Paolo II. È stato creato cardinale nell’ottobre 2003 per i suoi meriti di studio e di servizio all’ecumenismo. Il 26 novembre 2003 ha ricevuto la medaglia d’oro per il contributo alla “cultura”, dal ministero dei beni e le attività culturali. Crediamo concludendo, che l’opera di Spidlik, frutto di anni di diligente ricerca e di riflessione, che lo ha portato alla pubblicazione di 145 libri e più di 600 articoli, rende quanto mai manifesto, sul piano teologico e spirituale, un pensiero attuale e di grande respiro ecumenico, dove al centro c’è l’esigenza di una “nuova visione dell’uomo” sullo sfondo del Personalismo Trinitario.